Classifica 2016: l’analisi

< La classifica 2016 La redditività >

Privati e coop rappresentano mondi diversi, si sfidano sul territorio e sono di fatto lo specchio dell’industria nazionale del vino che a dispetto di un contesto difficile e competitivo, continua a mostrare una gran voglia di fare e di fare bene, continua ad attirare capitali, continua, in una parola, a piacere.  Lo dimostrano anche i risultati della classifica in queste pagine che, mai come quest’anno, contiene tante new entry e interessanti novità.

Le prime 2 coop

Corrado Casoli, presidente Cantine Riunite & Civ e Giv

Corrado Casoli, presidente Cantine Riunite & Civ e Giv

Simonpietro Felice neo DG cavro dal 1°luglio, ha raccolto il testimone da Sergio Dagnino per 16 anni alla guida della coop
Simonpietro Felice neo DG cavro dal 1°luglio, ha raccolto il testimone da Sergio Dagnino per 16 anni alla guida della coop

I primi 2 privati

Le prime tre private, Piero Antinori con le figlie (da sx) Albiera, Allegra , Alessia

Piero Antinori, presidente onorario, con le figlie (da sx) Albiera, presidente, Allegra e Alessia

Francesco Domenico e Michele Zonin

(da sx.) Francesco Domenico e Michele Zonin

A cominciare dal vertice dove è aumentato il numero di aziende che vantano più di 100 milioni di fatturato. Sono ben tre le cantine che sono riuscite ad agganciare il gruppo di testa. Una si è piazzata a quota 14, con 108,3 milioni di fatturato ed è anche una novità assoluta per la classifica: entra infatti per la prima volta in graduatoria la Schenk italian Wineries, filiale del gruppo svizzero Schenk che compie quest’anno 65 anni di attività in Italia. Sede in Alto Adige, il gruppo guidato dal ceo Daniele Simoni opera in varie regioni attraverso accordi con viticoltori locali e possiede cantine in Veneto e Toscana. Schenk Italian wineries è una delle tre aziende in classifica che fa capo a capitali stranieri assieme alla Ruffino, satellite dell’americana Constellation brands e all’Agricola San Felice che fa parte del gruppo tedesco Allianz.

Sono invece abitué della graduatoria le altre due cantine entrate di diritto nel club degli over 100 milioni: una è la storica casa toscana Marchesi Frescobaldi, al sedicesimo posto con 101,2 milioni e l’altra è la coop veneta La Marca vini e spumanti, specializzata nella produzione di Prosecco. Vale a dire le bollicine superstar del settore spumantistico nazionale, che nel 2016 hanno registrato da sole un incremento dei volumi del 23,9% e un incremento del valore del 32,3 %, mettendo il turbo a tutte le cantine del nord est che operano in questo segmento operativo, a cominciare appunto da La Marca, titolare di un aumento del giro d’affari del 33,7%.

Con i tre nuovi ospiti, la tavolata dei superbig sale quindi da 14 a 17 commensali, e tutto lascia immaginare che il prossimo anno sarà necessario aggiungere nuovi posti a tavola: occhio in particolare alle mosse della Ruffino, oggi diciottesima con un fatturato che sfiora i 100 milioni o a quelle del Mondodelvino Group che in pochi anni ha messo insieme un fatturato di 97 milioni.

L’effervescenza attorno all’ambito traguardo dei 100 milioni non turba il vertice del mercato, dominato da due campioni assoluti del mondo cooperativo: le Cantine riunite & Civ, 566 milioni di fatturato, irraggiungibili da quando hanno in pancia il Gruppo italiano vini (di gran lunga il maggiore singolo attore del settore)  e la Caviro (227, 2 milioni nell’area vino e 304 di consolidato), prima filiera vitivinicola a livello mondiale,  anche leader nella grande distribuzione organizzata. Si consolida al terzo posto il gruppo veneto Zonin 1821, prima realtà privata del mercato con cantine e vigneti in tutta Italia. Quarto posto per la griffe toscana Marchesi Antinori che porta in classifica il fatturato di 192,2 milioni relativo al solo core business vino, pur disponendo di un consolidato che tocca i 218 milioni. In quinta posizione si scambiano il posto le coop trentine, eterne rivali, Cavit e Mezzacorona: quest’ultima scende in ottava posizione a causa di un bilancio basato su soli 11 mesi e quindi non raffrontabile. Sempre nell’area big si fa notare l’exploit del fatturato del gruppo Santa Margherita cresciuto del 32,9% grazie all’incredibile spinta realizzata sui mercati esteri ( +47,6%) a seguito, in particolare, della riorganizzazione realizzata negli Usa  con l’avvio della nuova controllata a Miami e la commercializzazione diretta di tutti i brand. Molto interessanti, tenuto conto dell’entità del giro d’affari, gli incrementi realizzati da Cavit, Fratelli Martini, Casa vinicola Botter Carlo, Enoitalia, Cantina di Soave.

Scendendo al di sotto del gruppo di testa, le prove di un mercato in movimento non diminuiscono, anzi. Basta guardare i numerosi progressi sopra la media, dovuti anche a ristrutturazioni interne. E’ per esempio il caso di Villa Sandi, al ventesimo posto con 87,7 milioni: la maison veneta della famiglia Moretti Polegato si affaccia per la prima volta in classifica, dopo aver assorbito La Gioiosa (sempre presente negli anni scorsi) di cui ora ha preso il posto. Cresce del 18% il fatturato del Gruppo Lunelli (86 milioni): la realtà trentina guidata da una delle più note famiglie del vino italiano, proprietaria, tra l’altro, delle Cantine Ferrari, si presenta con il suo primo consolidato che comprende integralmente Bisol, brand di punta del Prosecco che per questo non compare più direttamente in graduatoria (ciò vale anche per la veneta Gerardo Cesari compresa nel consolidato di Caviro). Un altro exploit, dovuto a una delle più importanti operazioni dello scorso anno, è firmato Terra Moretti. La holding bresciana, di proprietà della famiglia Moretti, ha moltiplicato la sua dimensione acquistando dal gruppo Campari, attraverso il braccio Terra Moretti distribuzione, la Teruzzi & Puthod di San Gimignano in Toscana e la Sella & Mosca di Alghero, in Sardegna: quest’ultima un’azienda storica cui fa capo un vigneto tra i più grandi in Europa: ben 550 ettari in un corpo solo. Non c’è dubbio che questa iniziativa abbia modificato radicalmente ambizioni e presenza dei Moretti sul mercato nazionale e internazionale: grazie anche al contributo che potrà arrivare dai due partner che hanno affiancato la famiglia bresciana nell’operazione.  La Simest , società per l’internazionalizzazione del gruppo Cassa depositi e prestiti entrata con il 14,4% nella subholding agroalimentare Terra Moretti  e la società di investimenti Nuo Capital della famiglia Cheng Pao di Honk Kong, presente con il 30% nella Terra Moretti distribuzione.

Crescite oltre misura sul mercato domestico sono firmate dalla toscana Tenute Piccini (57,5%), dalla veneta Corte Giara Allegrini ( +76,9%), e dalla giovane realtà pugliese Varvaglione vigne e vini (+50%), per sottolineare le più eclatanti. Da notare anche lo sviluppo del 40% in Italia di Masi agricola: questo si deve in buona parte all’acquisto del 60% della Canavel Spumanti, brand di valore del Valdobbiadene Prosecco superiore, di cui resta azionista con il 30% Carlo Caramel, espressione della famiglia fondatrice dell’azienda spumantistica. Con questa operazione, la Masi agricola della famiglia Boscaini, unica azienda produttiva quotata in Borsa (sul mercato Aim), punta a  intercettare il momento d’oro dei vini sparkling e al tempo stesso potenzia la sua specializzazione e il suo legame con il patrimonio dei vini veneti. E gli exploit non finiscono qui.

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