Classifica 2015: L’analisi, da 166 a 80 milioni

< l’analisi le prime cinque  Le famiglie del vino >
A ridosso del quintetto al vertice scalpitano 13 aziende con fatturato da 80 milioni in sù.

Enrico Zanoni dg Cavit

Enrico Zanoni dg Cavit

A cominciare da Cavit che conquista il sesto posto, con 166,8 milioni di fatturato, a spese della Fratelli Martini. Il super Consorzio di 11 cantine trentine, oggi presieduto da Bruno Lutterotti, è il riferimento di 11 cantine  con  4.500 viticoltori e rappresenta il 60% della produzione vitivinicola trentina. Buona solidità finanziaria, Cavit entra nella graduatoria 2016 con il suo primo consolidato che ingloba la controllata tedesca Kessler, casa spumantistica che ha potenziato la strategica area spumanti ( tra le più note etichette l’Altemasi Trento doc). L’azienda di Ravina (Trento) guidata da Enrico Zanoni è tra i marchi italiani più diffusi in Usa.

Gianni Martini, proprietario Fratelli Martini

Gianni Martini, proprietario Fratelli Martini

A 4 milioni di distanza, segue la Fratelli Martini di Cossano Belbo (Cuneo). Proprietà di Gianni Martini l’azienda piemontese vinificatrice e imbottigliatrice ha registrato negli ultimi anni una crescita più contenuta che ha determinato la sua discesa al settimo posto. Il perché lo spiega Gianni Martini: «L’impegno aziendale si è concentrato su un ambizioso progetto di ampliamento dello stabilimento di produzione e sul rinnovamento delle strutture esistenti che ci consentirà di avere una capacità produttiva da primato di cui raccoglieremo i frutti nei prossimi anni ».

Alessandro, Annalisa e Luca Botter, Casa vinicola Botter

Alessandro, Annalisa e Luca Botter, Casa vinicola Botter

Sale all’ottavo posto grazie al brillante incremento del 13,1% la Casa vinicola Botter, guidata dall’omonima famiglia, che l’ha fondata nel 1928.  L’azienda di taglio industriale ha la sua sede a Fossalta di Piave (Venezia) e commercia vini provenienti da tutte le principali regioni che indirizza in oltre 40 paesi. Al comando la terza generazione formata da Alessandro, Annalisa e Luca Botter. La famiglia possiede una tenuta a Motta di Livenza ( Treviso) dove produce vini veneti.

Alessandro Mutinelli, Simone Strocchi, Mario Resca, IWB

Alessandro Mutinelli, Simone Strocchi, Mario Resca, IWB

Stessa impronta industriale anche per l’Italian wine brands (Iwb), gruppo vinicolo quotato in Borsa (sul mercato Aim). Presieduta da Mario Resca ha due gambe: la piemontese Giordano vini, attiva nella vendita diretta e la Provinco Italia che opera solo all’estero nel canale della grande distribuzione. Iwb è pronta a fare shopping: «Cerchiamo aziende coerenti con il nostro business che ci portino sinergie industriali e quote di mercato», chiarisce l’ad di Giordano e Provinco Alessandro Mutinelli. «Fare aggregazioni oggi sarebbe facile, ma in molti casi ci troviamo di fronte ad aziende con grande patrimonio immobiliare, pesante magazzino e debiti bancari», precisa ancora Mutinelli,  anche interessato a partnership con operatori web, dotati di un buon portafoglio clienti ma sprovvisti di quella piattaforma logistica che Iwb è in grado di fornire grazie alla Giordano: «Siamo la prima azienda del vino italiano nell’e-commerce», sottolinea ancora il manager. Mentre Simone Strocchi, vicepresidente Iwb: sottolinea«L’azionariato di IWB conta dalla quotazione investitori professionali e istituzionali di altissimo livello; nell’ultima assemblea si è qualificato, tra gli altri, anche un importante fondo sovrano nord europeo».

Giorgio Pizzolo, presidente Enoitalia

Giorgio Pizzolo, presidente Enoitalia

Grande è bello a casa Enoitalia della famiglia veronese Pizzolo che festeggia i primi 30 anni dell’azienda  creata nel 1986.   Sede a Calmasino di Bardolino l’azienda ha girato la boa del 2015 con 135 milioni di fatturato e un incremento del fatturato del 6,7% superiore alla media. «Siamo una grande azienda industriale e crediamo che proprio grazie a importanti volumi siano possibili quelle economie di scala che permettono di dare al consumatore qualità al giusto prezzo», dice Giorgio Pizzolo, presidente dell’azienda che porta sul mercato 89 milioni di bottiglie, dirette per l’80% all’estero, e in partiucolare in 4 paesi: Canada Usa, Germania e Regno unito. continua a investire: il piano prevede 8 milioni di euro nel prossimo triennio per lo sviluppo e l’ammodernamento della cantina e del magazzino. Il trentennale è sancito dal nuovo sbarazzino logo aziendale.

Luca Marzotto, vicepresidente, Ettore Nicoletto ad e Gaetano Marzotto presidente Santa Margherita

Luca Marzotto, vicepresidente, Ettore Nicoletto ad e Gaetano Marzotto presidente Santa Margherita

Diverso il modello operativo di Santa Margherita, undicesima con oltre 118 milioni di fatturato. La società ha due teste: è al tempo stesso industria e azienda produttiva, grazie alla proprietà di vigne e cantine come Ca’ del Bosco in Franciacorta, Lamole di Lamole nel Chianti classico o ancora Kettmeir in Alto Adige. Il gruppo è di proprietà di Gaetano Marzotto (presidente) e dei suoi fratelli Luca (vice), Stefano e Nicolò attraverso la holding Zignago: gente che conosce bene il business, che ha spalle forti e può far conto su un management stabilizzato e in sintonia con l’azionista. Varo di una piattaforma distributiva nel mercato Usa più grande del mondo, investimenti sul marketing (14 milioni nel 2016), organizzazione di vendita distinta tra le etichette Santa Margherita e le bollicine Ca’ del Bosco cui è destinato un approccio taylor made: c’è questo e altro  alla base della crescita sostenuta e della redditività elevata di un gruppo pronto a crescere, ma a determinate condizioni. «Siamo maturi per acquisizioni e belle alleanze e ci interessano aziende con caratteristiche di complementarietà, che possano per esempio rafforzare l’assortimento dei prodotti Santa Margherita molto concentrato sui vini bianchi», conferma l’ad Ettore Nicoletto. «E’ però indispensabile che si tratti di un brand con un suo potenziale espresso e inespresso e che non diluisca il nostro business molto redditizio».

 

Ruenza Santandrea, presidente Consorzio Cevico

Ruenza Santandrea, presidente Consorzio Cevico

Alle spalle di Santa Margherita tre gruppi cooperativi a partire dal Consorzio romagnolo Cevico, dodicesimo, con 112,5 milioni (considerando anche le vendite dirette delle cantine socie il fatturato sale a 127,7 milioni). Presieduto da Ruenza Santandrea, Cevico è il punto di riferimento di 5 mila viticoltori e varie cantine, per un totale di 7 mila ettari di vigneti e 1,3 milioni di quintali di uva lavorata al servizio di tutte le tipologie dei vini della regione. In crescita sostenuta l’export che oggi rappresenta il 27,8% del fatturato totale contro il 19,1% del 2014.

Bruno Trentini, direttore generale Cantina di Soave

Bruno Trentini, direttore generale Cantina di Soave

Al tredicesimo posto, con 106 milioni, c’è la Cantina di Soave guidata da Bruno Trentini: 2.200 soci e 6 mila ettari di vigneti l’azienda ha varato l’ambizioso progetto di ampliamento della cantina (avrà una capacità di 80 milioni di bottiglie, tre volte l’imbottigliato attuale) con un investimento iniziale di 55 milioni.

Giancarlo Lechthaler dg Collis Veneto

Giancarlo Lechthaler dg Collis Veneto

Solo 2 milioni separano la Soave dal Collis Veneto wine group che entra per la prima volta nell’area big con 104 milioni. Il Consorzio nato nel 2008, ha casa a Monteforte d’Alpone (Verona), conta 2500 soci titolari di 6.700 ettari di vigneti ed è guidato da Giancarlo Lechtaler. Il suo primo consolidato comprende la controllata Riondo, braccio operativo nei vini imbottigliati, fresca dell’accordo commerciale in Usa con la Terlato wines di Chicago. Come lo scorso anno, sono 14 le aziende over 100 milioni.

Lamberto Frescobaldi, presidente Marchesi de’ Frescobaldi

Lamberto Frescobaldi, presidente Marchesi de’ Frescobaldi

Subito sotto tre aziende al galoppo. Supera i 95 milioni e sfodera una crescita del 10,8% Marchesi Frescobaldi, da 700 anni di proprietà dell’omonima casata fiorentina . Via Marchesi, largo alla Toscana: cambia logo la Marchesi Frescobaldi, importante maison del vigneto Italia. Presieduta da Lamberto Frescobaldi, l’azienda sta potenziando l’impegno nella sua regione e ha varato una strategia che punta al nuovo posizionamento della marca. Nuovo logo, dal quale sparisce Marchesi ed entra la Toscana, valorizzazione delle 6 tenute toscane (dal Castello Nipozzano al Castello Pomino, per citarne solo due), ciascuna con una propria identità e rappresentativa di un preciso territorio. «Vogliamo presentarci come coltivatori delle diversità della Toscana e come produttori di riferimento per i vini di qualità della nostra regione», spiega il ceo Giovanni Geddes da Filicaja, anche ad di Ornellaia e Masseto, due delle griffe celebri nel mondo. L’obiettivo è rafforzato da nuove acquisizioni in aree di pregio come Montalcino, dove Frescobaldi già possiede 260 ettari in produzione (165 a Brunello), tra il marchio Luce della vite e CastelGiocondo. La nuova proprietà, Logonovo, porterà in dote 12 ettari di impianti Igt (nessuna iscrizione a Brunello) e soprattutto una moderna cantina: «Diventerà la cantina di Luce che avevamo in progetto di realizzare», precisa Geddes sempre pronto all’acquisto di quei 60 ettari nel Chianti classico, a San Donato in Peirano, in affitto dal 2014.

Sandro Sartor, ad Ruffino

Sandro Sartor, ad Ruffino

Segue Ruffino a 92,4 milioni: più di un secolo di storia alle spalle, la casa vinicola toscana fondata a Pontassieve dalla famiglia Ruffino, è stata dal 1911 proprietà della famiglia Folonari, prima di diventare, 5 anni fa, il braccio italiano del grande gruppo americano Constellation brand. Guidata da Sandro Sartor, Ruffino ha cambiato completamente il suo modello di business, oggi concentrato su tutte le maggiori denominazioni della sua regione (dal Chianti classico, al Brunello di Montalcino), valorizzando un brand che con la produzione della storica Riserva Ducale è stato il primo a esportare un Chianti negli Usa. Il risultato della nuova strategia si sta traducendo in  incrementi a due cifre del giro d’affari alimentato per oltre il 90% dall’export.

Marco Martini, Mondodelvino group

Marco Martini, Mondodelvino group

Con il suo primo consolidato che comprende la controllata Barone Montalto, Mondodelvino group, entra nell’area big a quota 17 con 91 milioni. La  holding di Forlì, diretta da Alfeo Martini, ha tre facce: «Siamo azienda commerciale con Mgm, siamo produttori con la siciliana Barone Montalto e la Poderi dal Nespoli di Civitella di Romagna (Fc) e siamo industriali con l’azienda Cuvage di Acqui Terme (Alessandria) con la quale produciamo spumanti», spiega Marco Martini, responsabile commerciale del gruppo e presidente dell’azienda romagnola dal Nespoli. Creata nel 1911 fa da Alfeo Martini con gli amici e soci Christoph Mack e Roger Gabb, l’azienda che prende il nome dalle iniziali dei tre fondatori, ha moltiplicato le sue dimensioni in 25 anni, con una forte proiezione all’estero.

Massimo Benetello dg La Vis

Massimo Benetello dg La Vis

Chiude questa fascia alta di mercato, con 83,5 milioni, La-Vis: la coop trentina nel cuore delle colline Avisiane si lascia alle spalle il secondo commissariamento e riparte con un vertice nuovo di zecca: dal dg Massimo Benetello al nuovo consiglio presieduto da Pietro Patton.«Con un piano quinquennale molto rigido e una governance ben definita siamo in grado di riprendere lo sviluppo», assicura Benetello. «E con i nostri marchi, a cominciare da Cesarini Sforza, abbiamo buone possibilità di crescita in Italia».

Dall’area big è uscito il gruppo Campari che figura ora a quota 62 con 23,6 milioni: la nuova strategia nel comparto vino della multinazionale del beverage è oggi focalizzata sulle due proprietà Tenute Sella & Mosca in Sardegna e Teruzzi & Puthod   in Toscana. In particolare la storica azienda sarda di Alghero, per molti mesi protagonista di rumor relativi alla sua possibile cessione, appare oggi al centro di un programma di importante rilancio affidato all’ esperienza di Gian Matteo Baldi. Il giovane manager ha capacità, voglia di fare e tanta materia prima con cui confrontarsi: Sella & Mosca è una delle più importanti realtà vitivinicole della Sardegna, con un’estensione vitata in un corpo unico di 550 ettari che ne  fanno uno dei vigneti più grandi d’Europa.

< l’analisi le prime cinque  Le famiglie del vino >

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