Quarto posto e 180,3 milioni di consolidato, per la Marchesi Antinori, una delle realtà produttive più significative del mercato italiano, celebre nel mondo. Da 26 generazioni la plurisecolare casata fiorentina alla guida dell’azienda colleziona vigne:
Piero Antinori con le figlie Albiera, Allegra e Alessia possiedono oggi 2.691 ettari di vigneti: è la più importante proprietà viticola privata. Ed eccoci al quinto posto con il gruppo Mezzacorona, con un fatturato di 174,7 milioni: la coop trentina presieduta da Luca Rigotti, dopo tre anni sul podio, fa un passo indietro, restando in ogni caso la terza maggiore realtà vinicola di quel fronte cooperativo che aumenta di anno in anno la sua presenza in classifica.
Nell’olimpo dei 14 super-big si contano ben 7 coop. Dopo le prime tre, al sesto posto c’è la Cavit presieduta da Bruno Lutterotti, con il suo consolidato di 166,8 milioni che ingloba la controllata tedesca Kessler. Al dodicesimo c’è Cevico, articolato gruppo romagnolo presieduto da Ruenza Santandrea, con 112,5 milioni di consolidato (il fatturato sale fino a 127,7 milioni con le vendite dirette delle cantine socie). Al tredicesimo è la volta della Cantina di Soave diretta da Bruno Trentini impegnata nel progetto di ampliamento della cantina (investimento iniziale di 55 milioni). E infine, a quota 14, c’è il Collis Veneto wine group, guidato da Giancarlo Lechtaler, che entra per la prima volta nel gruppo di testa con un consolidato di 104 milioni comprendente la controllata Riondo.
Si torna tra le aziende private con la piemontese Fratelli Martini di Gianni Martini (162,3 milioni). Brillante (+13,1%) il progresso tutto export della Casa vinicola Botter, guidata dall’omonima famiglia, salita all’ottavo posto. Taglio industriale anche per l’Italian wine brands quotato in Borsa (sul mercato Aim) che ha chiuso il suo primo esercizio con 144,8 milioni di ricavi.
Complessivamente le 14 aziende al vertice della classifica (che raccoglierà quest’anno più di 100 cantine) rappresentano un giro d’affari di 2.518,6 milioni, alimentato per il 53% dal lavoro estero. Tenendo conto dei dati complessivi del mercato 2015, calcolati dall’Osservatorio del vino, si tratta di un campione che pesa per più del 20% sul fatturato totale (12,4 miliardi) e per oltre il 30% sui 5,4 miliardi realizzati all’export.