Classifica 2015: Le famiglie del vino

< L’analisi, da 166 a 80 milioni Redditività, 4 anni >
I parametri economici e dimensionali non sono tutto. Il valore aggiunto del vino italiano sta nella sua millenaria storia, nei racconti dei vignaioli che lo producono, nella bellezza di un vigneto irriproducibile altrove, nella diversità di eccellenti produzioni che sono diventate simbolo indiscusso del made in Italy nel mondo. Ne sanno qualcosa i produttori che vivono più negli aeroporti che a casa e con passione e tenacia portano i loro vini nelle piazze dei cinque continenti. Export manager di grandi aziende, ma anche figli di quelle famiglie del vino che possiedono e conducono in prima persona le loro aziende e rappresentano tuttora la preziosa spina dorsale del mercato vitivinicolo italiano. Chi sono?

Scorrendo la classifica al di sotto degli 80 milioni se ne incontrano tante. I Lunelli, per esempio, Matteo, Marcello, Camilla e Alessandro, ultima generazione della famiglia trentina degli spumanti Ferrari che nel 2015 ha fatto incetta di premi oltre confine: da «famiglia del vino dell’anno» per il mercato tedesco a «produttore dell’anno» su quello inglese, a dimostrazione che comincia a farsi qualche crepa nel monopolio della Francia in fatto di bollicine.

Il gruppo Lunelli opera in vari settori tra i quali l’acqua minerale Surgiva e la grappa Segnana. Il fatturato di 73 milioni che figura in graduatoria, riguarda l’aggregato della sola area  vino e comprende per la prima volta i dati della controllata Bisol (i Lunelli possiedono l’80% del capitale) di cui Gianluca e Desiderio Bisol, restano rispettivamente presidente-ambassador ed enologo. «Con Bisol abbiamo puntato su un marchio pioniere del Prosecco sui mercati esteri e di grande tradizione, quindi coerente con il nostro», dice il presidente del gruppo Matteo Lunelli.«Oggi siano in grado di parlare e di rappresentare la diversità delle bollicine italiane: Prosecco e metodo classico sono vini completamente diversi, come un Chianti e un Bordeaux: e Ferrari e Bisol sono e devono restare marchi di riferimento nella loro categoria, rappresentando l’eccellenza del bere italiano ciascuno nel proprio campo».

Matteo, Camilla, Alessandro e Marcello Lunellii

Matteo, Camilla, Alessandro e Marcello Lunelli

Gianluca Bisol - LR - Photo ©Mattia Mionetto

Gianluca Bisol

Cristina, Arturo e Paolo Ziliani, Guido Berlucchi

Cristina, Arturo e Paolo Ziliani, Guido Berlucchi

Alessandra, Sandro e Raffaele Boscaini Masi Agricola

Alessandra, Sandro e Raffaele Boscaini Masi Agricola

 In Lombardia anche la famiglia Ziliani produce bollicine superbe firmate Guido Berlucchi, la cantina più grande in Franciacorta (40,3 milioni).«Il 2015 si è chiuso molto positivamente per la nostra azienda e tra i fattori che hanno determinato questo risultato riteniamo che il più importante sia stata la crescita qualitativa che ha richiesto importanti investimenti nel settore produttivo negli ultimi 10 anni oltre a un grande impegno personale della nostra famiglia e di tutti i nostri collaboratori», spiega Cristina Ziliani ricordando anche l’attenzione aziendale al tema sostenibilità: «abbiamo iniziato “prove bio” in campagna, che si sono concretizzate con il totale passaggio all’agricoltura biologica dei vigneti aziendali, mentre il prossimo anno saranno totalmente bio anche quelli dei nostri conferitori», dice ancora la Ziliani che conduce l’azienda con i fratelli Arturo e Paolo. Nel 2015 Berlucchi ha aperto il suo primo wine bar monomarca all’interno del Mercato del Duomo di Corso Vittorio Emanuele a Milano e sono molte le aspettative per l’anno in corso: «dopo la positiva esperienza Expo, il 2016 darà alla Franciacorta un’ulteriore importante occasione di visibilità grazie al The Floating Piers» spiega Ziliani. «In pratica l’irripetibile installazione di land art dell’acclamato artista Christo, che dal 18 giugno al 3 luglio unirà alla terraferma Monte Isola, sul lago d’Iseo e offrirà l’occasione agli estimatori del Franciacorta di visitare le cantine dove nasce la bollicina DOCG prodotta con il disciplinare più severo del mondo».

In Veneto la famiglia Boscaini ha creato, cresciuto e portato in Borsa nel giugno 2015 (nel segmento Aim) la Masi agricola, ambasciatrice dei vini veneti nel mondo (60,8 milioni): «Esperienza positiva per l’immagine e la reputazione che la nostra azienda ha ottenuto presso il trade nazionale e internazionale», commenta Alessandro Boscaini, figura di riferimento del mercato, che conduce l’azienda con i figli Alessandra e Raffaele. L’analisi dei ricavi dell’azienda di Sant’Ambrogio di Valpolicella, tra i principali produttori di vini cosiddetti premium, rivela il grande peso delle Americhe nella crescita del gruppo grandemente impegnato all’export. Interessante lo sviluppo del wine shop creato presso la tenuta Canova di Lazise sul Lago di Garda una delle aree turistiche più frequentate. La tenuta è gestita dal gruppo attraverso la controllata Terre e vigne, nell’ambito del noto progetto Masi wine experience finalizzato a ottenere un contatto più diretto con i consumatori.

Carla_Nadi_Alberto Zenato

Carla Nadia Alberto Zenato

Giancarlo Moretti Polegato, proprietario de La Gioiosa

Giancarlo Moretti Polegato proprietario de
La Gioiosa e Villa Sandi

Sandro Bottega figura

Sandro Bottega

53 aziende da 40 milioni in giù, Rosanna Carpenè guida con il padre Etile la nota maison di Prosecco docg

Rosanna Carpené, Carpené Malvolti

Da sin. Massimo, Gianfranco e Piero Toso_2

Massimo, Gianfranco e Piero Toso

Venete doc anche le famiglie Zenato (proprietaria dell’omonima cantina con vigneti nel Lugana e nella Valpolicella), Moretti Polegato (possiede La Gioiosa che serve i canali della grande distribuzione e Villa Sandi che si rivolge esclusivamente al canale horeca), Bottega (Sandro Bottega possiede proprietà in Veneto e Toscana), Carpené: 145 anni di storia, la Carpenè Malvolti, è stata la prima a spumantizzare il Prosecco. In particolare, in occasione dell’avvicendamento della quinta generazione della famiglia rappresentata da Rosanna Carpenè, l’azienda di Conegliano ha deciso un importante cambio nella sua strategia di distribuzione: ha ripreso in mano la gestione diretta dei suoi prodotti sul mercato italiano (per alcuni anni se ne è occupato il Giv) e da aprile ha anche avviato la distribuzione diretta in Germania: il primo paese di importazione del Prosecco superiore docg.

In Piemonte la famiglia Toso alla guida dell’omonima cantina di Cossano Belbo (Cuneo) archivia un anno di consolidamento dopo la corsa dell’ultimo quinquennio. Il presidente Gianfranco Toso spiega così l’andamento dell’azienda produttrice di vini fermi, frizzanti, spumanti e vermouth: «La parziale riduzione rispetto al 2014 dipende in parte dalla stabilizzazione, con una maggiore selezione dei mercati e dei rapporti, e dall’altro alla situazione dell’Asti docg che continua a segnare il passo sul mercato russo e sui mercati in generale, Italia compresa».

Mauro e Anselmo Chiarli

Mauro e Anselmo Chiarli

In Emilia Romagna la famiglia Chiarli ha creato e conduce da un secolo e mezzo la più antica struttura vinicola dell’Emilia che porta il suo nome. Nel dna dell’azienda che fattura 34,5 milioni, c’è il Lambrusco, o meglio la coltivazione e la cura dei vitigni alla base del questo vino super popolare, di gran lunga al vertice della graduatoria dei vini più acquistati nei canali della gdo. Da qui la consolidata leadership Chiarli sugli scaffali della grande distribuzione organizzata per quanto riguarda il Lambrusco doc. Ma non solo. Quarta generazione in campo, i fratelli Anselmo e Mauro sono riusciti in un’impresa storica: portare il Lambrusco anche agli onori della critica enologica. E le conferme si susseguono: il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Villa Cialdini ha conquistato il trofeo 2016 come miglior vino frizzante, in occasione della prima edizione del Premio enologico internazionale 5 star wines istituito da Vinitaly. Nel frattempo, grazie anche alla  collaborazione della quinta generazione rappresentata dai cugini Carlo Giorgio Stefano Giovanni e Tommaso, le attività della famiglia si sono moltiplicate, con nuovi progetti tra cui quello dedicato al Pignoletto, e si articolano oggi su tre aziende: la cantina storica Chiarli, la Cleto Chiarli tenute agricole per le produzioni di più alta gamma e Quintopasso metodo classico per gli spumanti di qualità con vitigni del territorio.

Gianmaria e Umberto Cesari

Gianmaria e Umberto Cesari

Ha puntato invece sul Sangiovese di Romagna la più giovane Umberto Cesari, creata agli inizi degli anni Sessanta sulle colline di Castel San Pietro (Bologna) al confine tra Emilia e Romagna. 170 ettari di vigneti, 3,5 milioni di bottiglie, un fatturato di 18,4 milioni alimentato per l’85% dall’export e una redditività tra le migliori del mercato, Cesari è ambasciatrice nel mondo del Sangiovese e dei vini di Romagna. Alla guida il fondatore Umberto, i figli Gianmaria e Ilaria e la moglie Giuliana, anche creatrice della Tauleto, azienda che produce tra l’altro una linea cosmetica e prodotti per la casa che sfruttano le proprietà della vite e dell’uva.

Andrea e Cesare Cecchi

Andrea e Cesare Cecchi

In Toscana la famiglia Cecchi (36,2 milioni): Cesare e Andrea, presidente e ad dell’omonima casa toscana, rappresentano un caso non comune di azienda familiare che decide di affidare la gestione a un manager esterno. L’arrivo nel 2015 del dg Leonardo Raspini (tra i più esperti professionisti del mercato) ha sancito il nuovo corso di un’impresa con tre tenute in Toscana e una in Umbria, tra le più solide del mercato, oggi impegnata in una forte azione di riposizionamento verso l’alto del suo brand.

Sempre in Toscana altre tre belle proprietà familiari. Cuore nel borgo medioevale di Fonterutoli, a un passo da Castellina in Chianti, Filippo e Francesco Mazzei conducono la Marchesi Mazzei (12,1 milioni, tenute anche in Maremma e Sicilia), una delle cantine storiche e più titolate del Chianti Classico, da 24 generazioni della loro famiglia.Gli anni storia sono molti di meno ma la passione e l’impegno è lo stesso a Rocca delle Macie, a Castellina in Chianti, regno della famiglia di Sergio e Daniela Zingarelli affiancati oggi dai figli Giulia e Andrea nella guida di un’azienda fortemente concentrata sul Chianti classico ( 22,5 milioni di fatturato è anche presente in Maremma).  Si ritorna indietro nei secoli,  fino al 1100, entrando nel Castello di Brolio, sede della Barone Ricasoli (15,8 milioni), la più antica azienda vitivinicola italiana e la più grande del Chianti classico, nel comune di Gaiole in Chianti. Alla sua guida Francesco Ricasoli, pronipote di quel Bettino Ricasoli che nel 1872 inventò la formula del Chianti.

Filippo e Francesco Mazzei, Marchesi Mazzei

Filippo e Francesco Mazzei, Marchesi Mazzei

Francesco Ricasoli proprietario della Barone Ricasoli

Francesco Ricasoli, Barone Ricasoli

Sergio e Daniela Zingarelli, con Andrea e Giulia, Rocca delle Macie

Sergio e Daniela Zingarelli, con Andrea e Giulia, Rocca delle Macie

Anche la Sicilia regala esempi di famiglie legate anima e corpo alla loro azienda. Alcune di antica tradizione come i Tasca d’Almerita: Lucio Tasca con i figli Giuseppe e Alberto guidano la storica maison che ha il cuore a Regaleari e varie cantine nella regione, registrando un fatturato di 17,3 milioni. Altre sono famiglie che il vino ha stregato più di recente, come i Rallo di Donnafugata: i fratelli Josè e Antonio conducono un’azienda con un fatturato di 15,2 milioni che ha dalla sua un costante e non comune aumento del valore del prezzo medio delle sue etichette, frutto di una strategia che ha puntato, vincendo,  sulla qualità e sul «fare sartoriale» dei suoi vini. Ancora più giovane rispetto all’impegno tra i vigneti è la famiglia Planeta: la nascita del loro marchio prende le mosse nel 1995 a Sambuca di Sicilia (Menfi). 21 anni dopo i cugini Alessio Francesca e Santi guidano una realtà che fattura 14,3 milioni, possiede 5 cantine, esporta in 70 paesi.
Tre gruppi familiari tra i tanti che operano in Sicilia che rappresentano tre importanti brand, e, soprattutto, interpretano un modo nuovo di lavorare: non solo in concorrenza, ma anche uniti, in funzione di una crescita qualitativa del loro territorio che per dirla con Alberto Tasca «è un continente di diversità».

Alberto e Giuseppe Tasca, Tasca d'almerita

Alberto e Giuseppe Tasca, Tasca d’almerita

Giacomo e Gabriella Rallo, con Josè e Antonio, Donnafugata

Giacomo e Gabriella Rallo, con Josè e Antonio, Donnafugata

Alessio Francesca Santi Planeta

Alessio Francesca Santi Planeta

Famiglia Argiolas

Valentina Argiolas, Elia Onnis, Antonio Argiolas, Francesca Argiolas,

Piero Mastroberardino, Mastroberardino

Piero Mastroberardino,
Mastroberardino

Teresa Severini e Chiara Lungarotti

Teresa Severini e Chiara Lungarotti

Michele e Massimo Bernetti, Umani Ronchi

Michele e Massimo Bernetti, Umani Ronchi

Si cambia isola, ma rimane identico l’entusiasmo e l’impegno della famiglia Argiolas, alla guida della più importante realtà vitivinicola della Sardegna (15,40 milioni). E’ un punto di riferimento in Campania l’impegno di Piero Mastroberardino, alla testa dell’omonima azienda (12,6 milioni). In Umbria la famiglia Lungarotti ha un posto di riguardo nella storia della viticoltura regionale e nelle Marche la famiglia Bernetti, proprietaria di Umani Ronchi (11,3 milioni), offre un esempio positivo di una conduzione aziendale in cui il figlio Michele (oggi ad) ha affiancato il padre Massimo (presidente) assumendo le deleghe operative.

Cecilia Pasqua, Riccardo Pasqua AD, Umberto Pasqua Presidente, Alessandro Pasqua

Cecilia Pasqua, Riccardo Pasqua AD, Umberto Pasqua Presidente, Alessandro Pasqua

Nel mondo del vino, sono sempre più numerosi i giovani che scendono in pista accanto ai genitori, portando linfa nuova in azienda. Un caso emblematico è quello della cantina veneta Pasqua. Nuovo assetto azionario e nuova governance: è scesa in campo la terza generazione della famiglia veneta proprietaria dell’omonima cantina veronese, con 40,7 milioni di fatturato, 85,2% export. Pasqua vigneti e cantine è oggi controllata per il 76% dalle famiglie del presidente Umberto Pasqua e del figlio Riccardo, 37 anni, che ha anche assunto il ruolo di amministratore delegato. Riccardo arriva alla guida dell’azienda dopo aver lanciato a New York la controllata Pasqua Usa, presidio sul mercato del Nord America, strategico per l’azienda, di cui diventa ora responsabile il fratello Alessandro, 31 anni, nominato vicepresidente. La squadra al vertice si completa con Cecilia Pasqua, 37 anni, nipote di Umberto e figlia di Carlo (titolare del 24% del capitale)che segue l’area britannica e i mercati di Oceania e Centro America. Un giovane della famiglia anche alla produzione: l’enologo Giovanni Nordera è nipote di Umberto.

Enrica, Dominga e Marta Cotarella

Enrica, Dominga e Marta Cotarella alla guida di Falesco

Il passaggio di deleghe da genitori a figlie è già consolidato nell’azienda agricola Falesco, di Riccardo e Renzo Cotarella: la gestione è infatti in mano alle tre figlie-nipoti Dominga, Enrica e Marta, con risultati che parlano da soli, vista la brillante redditività aziendale.

In genere il primo impegno dei figli è sul fronte commerciale e marketing. Così è, per esempio, per Andrea Farinetti, figlio di Oscar, impegnato in Fontanafredda; per Alois Clemens Lageder, figlio di Alois Lageder proprietario dell’omonima cantina altatesina; per Marzia Varvaglione, figlia di Cosimo e Maria Teresa, proprietari dell’omonima cantina pugliese.

Oscar Farinetti, Fontanafredda

Oscar Farinetti, Fontanafredda

Alois Lageder

Alois Lageder

 Cosimo, Maria Teresa Varvaglione con le figlie

Cosimo, Maria Teresa Varvaglione con le figlie


< L’analisi, da 166 a 80 milioni Redditività, 4 anni >

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