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Gdo Italia 2022: bene solo bollicine low cost

A furia di ripetere ai consumatori che lo spumante non è solo il vino della festa, le bollicine hanno fatto bingo, conquistando la tavola degli italiani. Per la verità non tutti i tipi di spumanti, ma solo quelli a basso costo, con un prezzo medio di 4,4 euro al litro. Stando all’analisi dell’Osservatorio Uiv-Ismea sulle vendite di vino nella grande distribuzione organizzata nel 2022, è questa l’unica tipologia in crescita rispetto al 2021. La categoria degli spumanti Charmat diversi dal Prosecco (34 milioni di bottiglie vendute nel 2022) ha registrato un incremento in volume del 13% (sale al 22% nei discount) a fronte di un calo generale che supera il 6% in volume e il 2% in valore (con perdite superiori alla media per
i vini fermi).
Se vincono allo scaffale, le bollicine di tutti i tipi perdono terreno nell’e-commerce che, dopo l’ exploit del + 250% raggiunto durante i lockdown, ha chiuso il 2022 con una flessione del 15% nei volumi e del 23% in valore, dovuto anche ad una diminuzione dei listini, in media del 9,5%. Stando al campione Nielsen, lo scorso anno sono state vendute on line 10,2 milioni di bottiglie (da 0,75/litri), pari a un incasso di circa 52 milioni di euro.

Vino, la via dell’export. Un 2023 di investimenti

L'articolo dal Corriere della sera,  L'economia del 06.02.2023

L’articolo dal Corriere della sera, L’economia del 06.02.2023

Usa, UK e Germania: nel 2022 in calo le vendite di vino italiano nella Gdo

Veronafiere potenzia del 40% gli investimenti in promozione

Poco da stare allegri. In Usa, Gran Bretagna e Germania, ovvero nei tre principali mercati di sbocco delle esportazioni di vino italiano, lo scorso anno le vendite nella grande distribuzione organizzata e nel retail hanno registrato un pesante segno meno. Secondo i dati NielsenIQ, elaborati dall’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly, in totale nel 2022 sono stati venduti 4,9 milioni di ettolitri di vino, equivalenti a un calo del 9% rispetto al 2021, per un controvalore di 4,7 miliardi di euro pari a una flessione del 5% sul precedente esercizio.
Come si può vedere nella tabella, la caduta delle vendite non risparmia nessuno e riguarda sia i vini fermi, rossi, bianchi e rosati, sia gli spumanti. Le bollicine si salvano solo negli Usa dove si registra una lievissima flessione nei volumi (1%) compensata da un incremento del 4% in valore. La positiva performance negli Stati Uniti non salva però il risultato finale: sul fronte spumanti il totale dei tre mercati segna un meno 9% in volume, e un meno 4% in valore, per colpa in particolare dei decrementi a due cifre di UK e Germania. Scendono del 9% in volume e del 6% in valore anche le vendite dei vini fermi (3,5 milioni di ettolitri per 2,9 miliardi) , complice, anche in questo caso il pesante andamento di UK e Germania. (altro…)

Mercato vino 2022: al rush finale

Battute finali di un anno in chiaroscuro per il mondo del vino. Iniziato con il botto, si è andato complicando per colpa in particolare di un aumento indiscriminato delle materie prime: l’ultimo grido di allarme è di questi giorni, con l’Unione italiana vini che denuncia il quarto incremento del prezzo del vetro in 12 mesi, con il costo delle bottiglie che sale del 76%. E nonostante la vendemmia con i fiocchi, l’ export che tira, e il boom del turismo che ha favorito una ripresa brillante di tutto il comparto della ristorazione (un canale principe del vino), è realistico ipotizzare che il 2022 si chiuderà con una riduzione dei margini per il settore, nonostante il generale aumento dei prezzi dei listini realizzato dalla maggioranza delle aziende.

Vendite GDO nov22 (altro…)

Argea, prima realtà privata del mercato

L'economia 24-ottobre 2022

L’economia 24-ottobre 2022 (PDF)

Il cacio sui maccheroni. Per Massimo Romani, ad di Argea, il nuovo acquisto della Cantina Zaccagnini calza perfettamente con le ambizioni e gli obiettivi strategici del primo player privato del mercato del vino italiano creato dal fondo Clessidra. Sotto tutti i punti di vista. «Per dimensione: la cantina viaggia tra i 27 e i 30 milioni di fatturato e opera in un’area viticola di grande valore come l’Abruzzo», spiega Romani. «Per copertura delle piazze internazionali: in particolare dell’America, primo mercato del nostro gruppo, dove già oggi contiamo circa 100 milioni di fatturato, e principale direttrice di sviluppo del nostro piano industriale: proprio in Nord America puntiamo a realizzare la metà del nostro volume di affari», dice ancora l’ad. «E infine per il suo posizionamento premium: Zaccagnini è il Montepulciano d’Abruzzo in Usa, dove gode di una indiscussa e forte reputazione ed è, al tempo stesso, un’icona della sua regione, rappresentando quell’eccellenza territoriale che desideriamo aggregare e sceglierci come compagni di viaggio». Ciliegina sulla torta è la sintonia con il proprietario Marcello Zaccagnini: «E’ persona di grande sensibilità e bravura imprenditoriale», sottolinea Romani, «ha sposato il nostro progetto e ha voglia di spendersi in prima persona come ambassador del marchio nel mondo». (altro…)

Obiettivo Valore

L'articolo da Il Corriere della Sera

L’articolo da Il Corriere della Sera

«Una medaglia di legno»: Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana vini (Uiv) e della Marchesi Frescobaldi chiama così  quella che i viticoltori italiani si appuntano sul petto per il primato, raggiunto anche quest’anno, di maggiore produttore di uva al mondo. Uva sanissima, peraltro, grazie alla siccità che ha fatto da barriera a ogni tipo di malattia, che si tradurrà in oltre 50 milioni di ettolitri di vino, più 3% rispetto alla media degli ultimi 3 anni. Il fatto è che questo record di produzione non basta da solo a generare reddito. 
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Annata 2022: il polso di 21 Consorzi zona per zona

L'articolo da Il Corriere della Sera

L’articolo da Il Corriere della Sera

Dopo la cavalcata del 2021 e l’ottimo inizio del 2022, che aria tira nel mercato del vino italiano?

«Aria buona fino a oggi», dice Albiera Antinori nella sua triplice veste di presidente del settore vini di Federvini, del Consorzio di tutela dei vini di Bolgheri e della maison di famiglia, la Marchesi Antinori. «Abbiamo avuto un bel rimbalzo nelle vendite, quasi inaspettato, è tornato il turismo così importante e il vino italiano all’estero è andato molto bene», racconta. «Certo stiamo anche affrontando il difficile reperimento delle materie prime, con rincari a catena su vetri, tappi, cartoni, logistica, costi energetici. C’è inoltre il problema inflazione che riduce il potere d’acquisto dei consumatori e ci sono nuvole e incognite all’orizzonte che ci fanno stare molto attenti. Ma l’agricoltore è allenato ad avere stagioni complicate e ha spalle forti: le basi strutturali del nostro mercato sono solide, i prodotti sono sempre migliori, i viticoltori stanno andando di buon passo verso un’agricoltura più tecnologica e sostenibile e stiamo chiudendo una vendemmia che premia il nostro lavoro e ci entusiasma».

Proprio così. E’ alle battute finali una vendemmia che sembrava compromessa dalla lunga siccità e che invece sta andando al di là delle più ottimistiche previsioni, grazie alle piogge di fine agosto, regalando buon umore in tutti i principali territori del vino. (altro…)

Censimento: in 20 anni meno aziende, ma più grandi

L'articolo da Il Corriere della Sera

L’articolo da Il Corriere della Sera

Sorpresa: in 20 anni sono sparite dal Vigneto Italia più di mezzo milione di aziende. Erano 790 mila le aziende vitivinicole italiane censite dall’Istat nel 2000, sono diventate 384 mila nel 2010 per ridursi a 255 mila nel 2020: un terzo in meno solo nell’ultimo decennio. E’ quanto emerge da un’analisi dell’Osservatorio dell’Unione Italiana vini realizzata elaborando l’ultimo censimento agricolo dell’Istat. Da questa speciale indagine emerge un altro dato interessante: e cioè nello stesso arco di tempo è cresciuta la superficie media delle aziende: era di 0,9 ettari nel 2000, è salita a 1,6 ettari nel 2010, per arrivare a 2,5 nel 2020, pari a una crescita del 174%. Morale: sul mercato operano oggi meno aziende, ma un pochino più grandi (o meno nane), con picchi di 5,5 ettari in Friuli Venezia Giulia, 4 ettari in Lombardia, tra 3 e 4  ettari in Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana. Sono raddoppiate in vent’anni le superfici medie trentine (1,8 ettari), mentre le aziende più piccole, con una proprietà viticola inferiore all’ettaro, si trovano in Liguria, Valle d’Aosta, Basilicata e Calabria. Il tutto su una superficie vitata nazionale, sostanzialmente stabile, e pari a 636 mila ettari. Secondo l’indagine dell’Osservatorio Uiv, al Nord le superfici medie si attestano a 3,4 ettari (+70% sul 2010), al Centro a 2,3 ettari (+60%), al Sud a 1,8 (+50%), mentre nelle Isole la media è 2,5 ettari, equivalenti a una crescita del 15%.ADM-TabellaCensimento-incidenza (altro…)

GDO: oltre il Prosecco

Caschi il mondo le bollicine tirano. Gettonatissime tra i vini proposti dalla grande distribuzione organizzata, hanno registrato negli ultimi anni un progresso continuo che si è tradotto in un giro d’affari di 708,6 milioni a fine 2021, pari a un incremento del 20% sul 2020 e del 40% sul 2018.

A fare la parte del leone e a tirare la volata, è, come sempre, sua maestà il Prosecco, che non ha rivali, rappresentando da solo la metà del giro d’affari degli spumanti.

Ma negli ultimi anni qualcosa di nuovo si sta muovendo.  Sono molte infatti  le cantine, su e giù per l’Italia, che hanno cominciato a spumantizzare uve locali, con l’obiettivo evidente di catturare l’interesse crescente del mercato verso questa tipologia di vini, portando a casa  risultati molto interessanti.

Pecorino, Gewurztraminer, Fior d’arancio (Colli Euganei), Vermentino, Novebolle (da uve Trebbiano), Passerina, Negroamaro, Garda, Falanghina, Grillo: ecco alcune delle nuove bollicine che stanno conquistando spazi negli scaffali della Gdo, affiancando i più noti Ribolla, Pignoletto o Muller Thurgau. E’ un drappello spumeggiante: che in cinque anni ha raddoppiato la sua taglia e nell’ultimo esercizio ha generato 8,5 milioni di incassi con un incremento del 16% in valore e del 12% in volumi rispetto al 2020.

Vini, spumanti e fermi

Vini, spumanti e fermi- datiA conti fatti, il comparto dei vini spumanti,  che comprende, ovviamente, anche i grandi classici come Trento doc, Franciacorta o Alta Langa, ai vertici della gamma, è l’unica componente di mercato a girare la boa del 2021 con il segno più, sia in termini di volumi che di valori. Molto diversa è la dinamica dei vini fermi rossi e bianchi che, dopo l’exploit del 2020 condizionato da continui lockdown, ha ripreso il suo andamento più lento, più vicino ai livelli del 2019: la flessione dei volumi è stata del 2,5%, mentre il fatturato è positivo con un +2,6% . Battuta d’arresto per i vini frizzanti, in flessione sia per valore che per volumi. Risultato finale: il fatturato totale dei vini venduti nella Gdo nel 2021 è stato pari a 2,9 miliardi con un incremento del 5,8% in valore e un sostanziale pareggio nei volumi(-0,3%).

Ma come si presenta il 2022?

Nelle prime 11 settimane di quest’anno, vini + spumanti hanno fatto registrare una flessione che sfiora il 9%. «Ma non è una sorpresa », sostiene Virgilio Romano, direttore area vini di Iri, società di analisi e ricerche di mercato specializzata nel settore. «In pratica questi dati si confrontano con quelli di un periodo di semi lockdown dello scorso anno, in cui è stata realizzata una crescita del 21% a valore e dell’11% a volume. Si tratta quindi di un ritorno a una dinamica più normale che non sorprende. Solo dopo Pasqua si potrà capire quale sarà la direzione di crescita del mercato».

Nel frattempo quali sono i vini che hanno spopolato nel 2021, realizzando i maggiori tassi di crescita? Sul primo gradino del podio c’è il sempreverde Chianti che sfoggia incrementi sia a volume (+3,7%) che a valore (+5,4%). Al secondo posto c’è il Lambrusco, che accusa però il segno   meno,  e al terzo il Montepulciano d’Abruzzo, in crescita per valore.  Alle spalle del tris d’assi alcune sorprese, come l’exploit del Vermentino in tutte le sue declinazioni, Sardegna, Liguria e Maremma Toscana, capace di realizzare aumenti a due cifre sia in volume (+21,9%) sia in valore (+25,5%). Tra gli emergenti, brillano in particolare il bianco Lugana (Veneto e Lombardia) cresciuto del 34% e l’Amarone della Valpolicella con un +32%.

Unicredit-Nomisma Wine Monitor-Vinitaly: il nuovo indice per le regioni

Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana, Piemonte e Sicilia: ecco le cinque regioni che vantano un posizionamento competitivo sopra la media, secondo l’Agri4index Unicredit-Nomisma wine monitor-Vinitaly. L’ indice di competitività che lo scorso anno ha consacrato la filiera vinicola italiana come la più forte tra le filiere agroalimentari del Paese, torna alla carica mettendo a fuoco questa volta le singole regioni, in ogni loro caratteristica: dalla capacità produttiva alla dimensione media delle aziende, al peso export, per citare solo alcuni dei 60 parametri presi in considerazione.

Insomma una radiografia che punta a conoscere a fondo il mercato.

«Il settore vitivinicolo italiano si trova oggi ad affrontare nuove e imprevedibili sfide, come per esempio il contesto geopolitico, che ha prodotto un impatto per l’export di vino di oltre 400 milioni di euro o l’impennata dei prezzi delle commodity», dichiara Niccolò Ubertalli, responsabile UniCredit Italia. «Per questo UniCredit ha stanziato un plafond straordinario di 1 miliardo di euro per aiutare le imprese agricole a far fronte alle crescenti spese correnti. E inoltre mettiamo a disposizione del comparto il know how dei nostri specialisti per intercettare nuove traiettorie di crescita, magari su mercati ad alto potenziale come la Corea del Sud e l’Australia».

A quanto pare è grande amore tra Unicredit e il mercato vinicolo italiano. Al punto da attraversare la penisola in lungo in largo per individuare direttamente con gli imprenditori esigenze, criticità, prospettive. L’iniziativa, realizzata a braccetto con Nomisma wine monitor diretta da Denis Pantini, si è sviluppata attraverso 8 tavoli regionali e si è conclusa al Vinitaly, in apertura del più importante evento del vino italiano, mettendo in luce le esigenze più sentite dai vignaioli-imprenditori. Qualche esempio? Fermo il problema dei costi di produzione avvertito in ogni dove, in Veneto si sente la necessità di una maggiore diversificazione dell’export, in Sicilia si preme molto sulla sostenibilità a 360,a patto però che il peso della certificazione sia forte al punto da determinare un aumento del valore aziendale. In Emilia Romagna si punta su una forte identità regionale che poggi anche sull’enoturismo per potenziare l’export. In Puglia si sottolinea l’importanza che tutta la regione abbia una copertura di rete per potere parlare di transizione digitale e agricoltura di precisione, mentre  in Piemonte si richiede maggiore consulenza per le piccole imprese che rappresentano il cardine del territorio. Ancora in Lombardia si auspica una crescita della cultura aziendale più attenta al consumatore. Solo alcuni degli spunti emersi dagli incontri.

Sullo sfondo la fotografia inedita delle varie regioni. Cosa è emerso? Al di là dei dati di scenario 2021 (import cresciuto ovunque, record di export, Gdo in crescita e ripresa della ristorazione) è interessante scoprire alcune caratteristiche regionali fin qui inedite. Si scopre per esempio che in Valle d’Aosta il prezzo medio di una bottiglia di vino nella grande distribuzione è quasi il doppio della media nazionale: 12,34 euro al litro contro 5,6 euro. Anche in Liguria non si scherza: 9,85 euro di media, seguita da Trentino Alto Adige (7,9 euro), Sicilia (6,89) e Campania (6,75). La Toscana vanta il valore aggiunto sul fatturato più alto in assoluto, seguita da Campania, Sicilia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, mentre in Veneto, Liguria, Basilicata, Campania e Puglia il peso delle aziende condotte da giovani agricoltori è molto più  alto che altrove. E dove si trova  la maggiore estensione di vigneti Bio sul totale in produzione? Questa coccarda spetta a Calabria, Marche, Toscana, Sicilia e Basilicata. Va da sè che le cinque regioni fuoriclasse si ritrovano quasi sempre in prima fila in ognuno dei 60 parametri esaminati.

Anna Di Martino

Aumento costi materie prime: stangata da oltre 1 miliardo

Una batosta da 1,1 miliardi di euro sta per abbattersi sulla filiera vitivinicola italiana a causa del generale aumento delle materie prime. La denuncia arriva da uno studio Censis-Alleanza Cooperative Agroalimentari, quantificando, conti alla mano, i  timori del mercato: «L’incremento dei costi dell’energia e dei materiali di produzione con cui siamo costretti a confrontarci da mesi, rappresenta un problema serio per le imprese vitivinicole», sottolinea Luca Rigotti, coordinatore vino di Alleanza cooperative agroalimentari. Non solo. «A questo punto potrebbero iniziare  anche problemi di reperimento  di materiali indispensabili per noi, come per esempio il vetro, dal momento che ci sono segnali di difficoltà per le consegne», precisa ancora Rigotti. Morale: «tutto ciò incide sulla redditività delle imprese, erodendo i loro margini e compromettendone anche la capacità competitiva sui mercati internazionali».

Un carico da novanta ai costi di produzione arriva dalle componenti dei prodotti energetici, che hanno fatto segnare un aumento del 31,4% medio annuo tra febbraio 2021 e febbraio 2022 : in particolare  i carburanti hanno fatto un balzo all’insù del 38,3%, l’energia elettrica del 16,7% e i lubrificanti addirittura del 70%. Fra i prodotti utilizzati nella coltivazione, i costi di fertilizzanti e concimi sono lievitati del 32,3%. Aumenti a gogò anche per i materiali per confezionamento e imballaggio: il prezzo del vetro è infatti cresciuto dell’8,5% e quello del sughero del 9,4%. Sono invece compresi fra il 23% e il 30% gli aumenti di carta e imballaggi. «Urge trovare strumenti capaci di attutire la crisi, sulla linea di quelli già emanati dal Governo ed è necessario un intervento dell’UE per introdurre un tetto al prezzo di energia e gas», è l’auspicio di Rigotti.

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