Chianti Classico: 300 anni e tre nuove sfide

img_9433.jpgLa candidatura a patrimonio dell’umanità dell’Unesco, la costituzione del distretto rurale del Chianti, l’alleanza con lo Champagne: ecco le tre nuove sfide del Chianti Classico dopo la grande festa che ha celebrato i suoi primi 300 anni di storia.

Tutto ha inizio il 24 settembre del 1716, quando il granduca Cosimo III de’ Medici emise un bando con il quale vennero stabilite quattro zone di produzione: Chianti (oggi Chianti classico), Pomino, Valdarno di Sopra e Carmignano.

Esattamente 300 anni dopo, il 24 settembre 2016, a Firenze, i presidenti dei quattro Consorzi oggetto del bando, Sergio Zingarelli, per il Chianti classico, Fabrizio Pratesi per il Carmignano, Federico Giuntini Antinori per il Pomino Chianti Rufina e Luca Sanjust per Valdarno di Sopra hanno celebrato i primi tre secoli di storia e al tempo stesso il primo esempio di delimitazione di zona di origine dei vini in Italia e nel mondo.

E’ stata una bella festa. Cerimonia di apertura nel prestigioso Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, lo stesso in cui fu siglato il bando del granduca e dove si trova l’allegoria del Chianti del Vasari, pomeriggio all’Opera di Firenze con la partecipazione del presidente del consiglio Matteo Renzi e la presentazione di iniziative importanti; concerto culminato con il brindisi della Traviata, cena e strepitosi fuochi d’artificio, prima di ritrovarsi il mattino dopo nel Chiostro della Basilica di San Lorenzo per la grande degustazione di ben 200 vini delle quattro aree vinicole. Il tutto sotto la regia di un’organizzazione perfetta.

Archiviata la festa 10 e lode arrivano le nuove sfide.

In primo luogo la proposta di candidare il territorio del Chianti a patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, e non meno importante la costituzione del Distretto rurale del Chianti, un progetto che covava da 25 anni, nel quale il vino figurerà al centro dello sviluppo complessivo dell’intero territorio.

Dopo vari tentativi, alla fine qualcosa si è smosso e a Firenze, in occasione dello storico compleanno, è arrivata la firma dei sindaci dell’area chiantigiana. Superate le incomprensioni del passato, l’iniziativa prende quindi le mosse, anche se l’assenza del sindaco di Gaiole al Teatro dell’Opera rivela la necessità di ulteriori sforzi. Si vedrà quali saranno i tempi perché lo strumento del Distretto che tanta utilità potrà dare all’area chiantigiana possa passare dalle carte all’operatività.

E’ invece vicinissimo l’accordo di collaborazione tra il Consorzio del Chianti classico e il Consorzio dello Champagne: alle spalle c’è l’antico gemellaggio tra Firenze e Reims datato 1954, all’orizzonte un protocollo di intesa che potrebbe essere siglato prima della fine dell’anno.

img_9458.jpgSarà questa la ciliegina sulla torta per una denominazione che non è mai stata così in img_9457.jpgforma. Come si legge nel suo passaporto, il chianti classico docg conta 10 mila ettari vitati e una produzione media di 35 milioni di bottiglie esportata in 100 paesi. Negli ultimi cinque anni le vendite hanno registrato una crescita del 35% grazie anche al rilancio complessivo della denominazione culminato con la creazione della Gran Selezione , nuova tipologia di Chianti classico sbarcata sul mercato due anni fa .«Nata dall’esigenza di valorizzare le punte qualitative del Chianti classico, la Gran Selezione rappresenta circa il 4% delle vendite dei vini del Gallo nero», precisa il presidente del Consorzio Sergio Zingarelli sottolineando come la Gran Selezione «abbia già riscosso successi di critica posizionandosi in breve tempo nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali».

Il Consorzio del Gallo nero, primo costituito in Italia più di 90 anni fa, conta 580 soci. Guidato da Giuseppe Liberatore rappresenta un fatturato globale stimabile in più di 700 milioni di euro e un valore della produzione vinicola imbottigliata di circa 400 milioni di euro.

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