TRA USA E CINA BRINDA L’EXPORT
Oltre 310 mila aziende vinicole, 45.600 aziende vinificatrici, 518 cooperative che si aggiudicano il 50% della produzione nazionale di uva: è il mercato italiano del vino riferimento della Vinitaly special edition, in programma a Verona dal 17 al 19 ottobre. L’evento interamente dedicato al business e agli operatori professionali, cade in un momento particolare del settore che, al di là di ogni previsione, sta registrando una forte ripresa dell’export, dopo la battuta d’arresto accusata nel 2020. Nel primo semestre 2021 le esportazioni di vino italiano hanno infatti ricominciato a correre, con incassi di oltre 3 miliardi pari a una crescita del 15,6% che punta dritta su un fatturato record di 7 miliardi a fine 2021. Musica per i vignaioli del Bel Paese, ma anche per un Vinitaly che considera suo compito prioritario accompagnare la crescita delle cantine italiane oltre frontiera. In Cina, per esempio, dove da 4 anni Vinitaly realizza il suo atteso roadshow e dove ha appena concluso la prima edizione dell’Italia wine week di Pechino, dedicata ai winelovers cinesi: «Il vino made in Italy in Cina non è mai stato tanto popolare: l’incremento delle vendite ha raggiunto il 73% nel primo semestre, pari a una quota di mercato di oltre il 10% che fa dell’Italia il terzo fornitore in Cina dopo Francia e Cile», dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere. «Complici di questo risultato sono stati anche i superdazi applicati sui vini australiani, ma è palpabile un interesse senza precedenti per il vino italiano».
E’ chiaro che sono ancora piccoli numeri rispetto alle potenzialità del paese del Dragone. Mentre è decisivo per le cantine italiane, il rapporto con gli StatiUniti, principale mercato di sbocco del Made in Italy enologico. «C’è stata una particolare attenzione per l’incoming a Verona di operatori del mercato americano e canadese, anche in vista del potenziamento della presenza di Vinitaly su quei mercati, con la creazione di una piattaforma dedicata», preannuncia Mantovani. Dall’export al mercato interno: è determinante il giro d’affari legato al canale horeca, quello dei ristoranti, bar e catering che tanto è mancato durante i ripetuti lockdown, privando di ossigeno le cantine. L’Osservatorio Uiv ha calcolato che, a causa della pandemia, il consumo «fuori casa» abbia perso lo scorso anno 1,5-1,8 miliardi di incassi. L’obiettivo oggi è di riguadagnare il perduto, ma soprattutto potenziare questo canale principale sbocco delle cantine.
«Da tempo monitoriamo l’andamento delle vendite e le dinamiche nella Grande distribuzione organizzata (Gdo), è ora ilmomento di mettere a fuoco anche lo stato di salute dell’horeca e delle enoteche, avviando collaborazioni strategiche con la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi, ndr) e Vinarius, (l’Associazione tra le enoteche,ndr)», precisa ancora Mantovani, sottolineando la necessità di monitorare e farsi interpreti dellenuove tendenze di consumo, tra cui il biologico le cui vendite stanno crescendo a due cifre. Tra le novità più significative della prossima speciale edizione, che vedrà protagoniste 400 aziende espositrici e circa 150 buyer esteri selezionati da Veronafiere e Ice provenienti da 20 paesi Ue ed extraUe, c’è la Mixology realizzata a braccetto con Bartenders group Italia: un punto di osservazione su uno dei trend del momento che vede impegnati tanti giovani talentuosi bartender, coinvolgendo in prima battuta il canale horeca. Ricco il calendario di eventi e degustazioni che si susseguono nella tre giorni di lavori della Special edition, ma non solo. Formazione e networking saranno il cuore del programma di Wine2Wine business forum; le tecnologie per la produzione del vino olio e birra saranno declinate all’interno di Enolitech, e infine le aziende di qualità presenteranno progetti nella cornice di Sol&Agrifood.