Vendemmia 2021: meno uva, salgono i prezzi

Anna di martino - Il bilancio2021-10-12Mancano ancora pochi grappoli di vitigni più tardivi, come l’Aglianico in Irpinia o il Nerello Mascalese sull’Etna, e la vendemmia 2021 sarà finita. Come è andata? «Le nostre previsioni sono confermate: la produzione nazionale di vino registra quest’anno un calo del 9-10%, ma la qualità è mediamente buona ovunque, con punte di qualità ottima se non eccezionale», sottolinea Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, Associazione che raccoglie professionisti sempre più decisivi, prima in vigna poi in cantina, per la qualità del prodotto vino. In base alle rilevazioni e alle stime di Assoenologi, Ismea, Uiv e Agea, le regioni che hanno accusato le maggiori flessioni della raccolta, a causa dei frequenti eventi atmosferici straordinari, sono quelle dell’Italia centrale e in particolare la Toscana che perde più del 25% di prodotto, seguita a ruota da Umbria e Abruzzo con meno 18%, Emilia Romagna, Molise e Sardegna con meno 15%. Meno 20% anche in Lombardia, mentre da Nord a Sud della penisola la flessione oscilla tra il 5 e il 10%. Solo tre regioni possono vantare una vendemmia con il segno più: la Calabria (+10%), la Sicilia (+9%) e la Campania (+5%). Al di là dei dati medi, ci sono zone in cui la situazione è critica. In Romagna la grande coop Terre Cevico, tra le maggiori del mercato, accusa una flessione dell’8% della vendemmia in pianura e del 30% della raccolta in collina che si è tradotta, a bocce ferme, in oltre 100 mila quintali di Sangiovese in meno.

E in Toscana la Cantina sociale Colli fiorentini, la più grande della regione, ha fatto i conti con un decremento che tocca il 50%. Due casi concreti, tra i tanti, che determineranno inevitabilmente una produzione più contenuta. Va da sé che la mancanza d’uva si traduce in un aumento vertiginoso dei costi della materia prima che viaggiano dal 20% in su, quando va bene. In Veneto le uve Glera destinate alla produzione del Prosecco hanno spuntato aumenti di oltre il 20%. Dinamiche analoghe per il Pinot grigio, i vini della Valpolicella e della Lugana. In Piemonte grande balzo delle uve Barbera (fino a +30%) e Grignolino (+25%). Si spende almeno il 20% in più per comprare Chardonnay in Trentino e c’è forte richiesta in Puglia di Primitivo di Manduria, che mette a segno incrementi di prezzo nell’ordine del 20-25%. Balzo generalizzato delle quotazioni dell’uva anche in Toscana dove il Morellino di Scansano scarseggia facendo lievitare il prezzo del 35%. Va oltre il 20% l’aumento messo a segno dal Sangiovese per la produzione del Chianti, la più grande denominazione della regione che sviluppa 95 milioni di bottiglie l’anno. Solo alcuni esempi di un mercato in forte tensione, specie nelle aree vinicole penalizzate da una vendemmia più magra.

Le sfide

Di fronte a questo andamento, chi si trova in maggiore difficoltà sono sicuramente i grandi imbottigliatori del settore, primi acquirenti di uve e vino sfuso. Abituati a lavorare con margini ridotti all’osso, questi saranno costretti a rivedere molto presto il prezzo finale del loro prodotto, a tutto vantaggio delle aziende di produzione (tra le quali brillano le più importanti griffe del vino) che lavorano con uve di proprietà e, quando il mercato si muove verso l’alto, ne approfittano per ritoccare all’insù il prezzo dei loro vini. E siccome piove sempre sul bagnato, ecco che l’Unione italiana vini preannuncia una tempesta autunnale perfetta sul settore, anche a causa dell’aumento dei costi delle materie prime (carta, vetro, metalli, legno) e dei trasporti, che oscilla tra il 10% e il 50%. I consumatori sono avvertiti. questa fascia di fatturati, solo due cooperative hanno realizzato incrementi superiori alla media: la pugliese Cantine San Marzano titolare di un esploit che sfiora il 30% in valore e supera il 26% in volume e la siciliana Cantine Settesoli con oltre il 12% in valore e il 15% in volume. Ma quali sono stati i vini rossi fermi più gettonati dalla clientela? Difficile fare una classifica, ma sicuramente al primo posto troviamo i l Chianti riserva Piccini collezione oro del Gruppo Piccini capace di realizzare un incremento superiore al 30%, grazie anche a un’importante azione di promozioni. Gettonatissimi il Morellino di Scansano La Mora e il Chianti di Cecchi, abituè del carrello della spesa. Hanno corso il Valpolicella di Bolla, il Rosso di Montalcino di Castello Banfi, il Remole di Frescobaldi e il Nero d’Avola Sedara della siciliana Donnafugata capace di fare il bis nello scaffale dei vini bianchi più venduti con il suo Anthilia: il fatturato è cresciuto di oltre il 30% per entrambe le etichette. Tra i bianchi fermi più venduti c’è il Muller–Thurgau Mastri vernacoli di Cavit, mentre la crescita a due cifre del fatturato riguarda il Vermentino Aragosta della Cantina Santa Maria La Palma di Alghero, il Corvo Glicine di Duca di Salaparuta, l’Est est est della Cantina Bigi del Gruppo italiano vini, il Vermentino di Sella e Mosca, la Falanghina dei Feudi di San Gregorio, il Pinot grigio di Santa Margherita, il Vermentino di Argiolas. Solo qualche esempio tra le cantine più note.

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