Consumi e prospettive del mercato Italia

Nel 2028 cresceranno le vendite  dei vini più costosi

Sorpresa: nei prossimi 3 anni gli unici vini di cui aumenteranno i consumi saranno quelli più costosi. In sostanza, da qui al 2028 le vendite dei cosiddetti vini premium, e cioè quelli che costano tra i 10 e i 20 euro allo scaffale, registreranno  una crescita media annua dello 0,2% sia in volume che in valore. E faranno ancora meglio i vini superpremium, quelli con prezzi da 20 euro in sù, per i quali sono attesi incrementi del 2,8% in volume e del 3,4% in valore. Attualmente le fasce di vini con prezzi medio-alti (raccolti nelle categorie premium e superpremium) valgono al consumo 5,6 miliardi di euro e il trend dei prossimi tre anni lascia prevedere un incremento di valore dell’intero segmento del 4,1%, grazie anche a un balzo a doppia cifre delle categorie superiori alla premium (la fascia dei superpremium comprende anche linee prestige e prestige plus).

E’ uno dei risultati più significativi che emergono dall’indagine sui consumi di vino in Italia realizzata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly. L’inedita analisi è ricca di informazioni importanti. Emerge per esempio con chiarezza la perdita di terreno sempre più consistente dei vini a basso prezzo (low price, value e standard) che valgono oggi al consumo 7,5 miliardi e per i quali è  previsto un decremento complessivo del 9,4% da qui al 2028.  In questo arco di tempo, caleranno infatti  mediamente di circa il  4% l’anno (sia in termini di quantità che di valore) le bottiglie che costano meno di 3 euro al litro. In caduta libera anche quelle da 3 a 6 euro (la flessione stimata è maggiore del 2% in volume e valore), e non se la caveranno meglio i vini dai 6 ai 10 euro ( fascia di prezzo considerata standard) per i quali sono attesi decrementi vicini al 2%.

Al momento le due tipologie di vini in crescita, premium e superpremium, rappresentano solo  il 14% sui volumi venduti, ma pesano per il 42% in termini di valore.  Dividendo i consumatori per età, è interessante notare che le persone più  avanti negli anni (gli over 44 anni) incidono per il 75% sugli acquisti dei vini a basso prezzo, mentre se ci si sposta tra le bottiglie più costose sale il peso dei consumatori under 44 anni: questi si aggiudicano il 47% dei vini premium e quasi la metà (49%) dei vini superpremium.

Più in generale l’Osservatorio prevede un decremento dei consumi di vino in Italia del 3,6% per un totale vendite di 12,7 miliardi nel 2028: un risultato che sarebbe stato più pesante (meno 10%) senza il beneficio del buon andamento dei vini di fascia alta.

Sebbene in calo (-2.4% in volume nel 2024 e -1% in valore), il vino in Italia continua comunque a essere il motore dell’economia agroindustriale e soprattutto la bevanda nazionale, con un indice di penetrazione presso la popolazione (totale dei consumatori di alcolici) che arriva a sfiorare il 90%. Ma cosa si bene?

Secondo i dati dell’Osservatorio, su base IWSR, nel 2024 sono stati consumati in Italia 23.1 milioni di ettolitri di vino: l’84% è costituito da vini fermi  e il 15% da spumanti che pesano però per il 23% in termini di valore (le vendite di bollicine hanno raggiunto i 3 miliardi). Dominata dal Prosecco, la categoria degli sparkling, ha visto crescere negli ultimi anni anche gli spumanti metodo Charmat, prodotti in tutte le regioni, ben presenti nel circuito dei discount: nel 2024 ne sono stati venduti 367.000 ettolitri, con una crescita media annua quadriennale del 7.5%, contro il 6% del Prosecco.

Di tutt’altro genere l’andamento dei vini fermi, che nel 2024 hanno accusato un calo delle vendite del 3% a volume e dell’1,6% a valore, per un incasso complessivo di  10 miliardi di euro. In prospettiva peserà il crollo dei vini rossi (-4% annuo), mentre i vini bianchi terranno il passo con consumi quasi in linea rispetto a 5 anni fa (-1.3% nel periodo 2024/19), per un risultato finale della categoria pari a un decremento del 2.5%.

Morale: se il valore complessivo dei consumi di vino in Italia registrerà una flessione annua contenuta, pari all’1%  da qui al 2028 (per un controvalore finale di 12.7 miliardi di euro) sarà solo merito delle bollicine, per le quali si prevedono  incrementi medi annui dell’1.2% in grado di compensare il decremento dei vini fermi.

Anna Di Martino

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