Tanto tuono che piovve. Nella notte italiana di mercoledì 2 giugno, il presidente Usa, Donald Trump, ha dunque deciso un dazio del 20% sui vini europei. Cosa significa in pratica?
Fin qui, il dazio pagato alla frontiera Usa è stato pari allo 0,0578 euro al litro sui vini fermi imbottigliati, e allo 0,1817 euro al litro sugli spumanti. Considerando i prezzi medi dei vini italiani alla frontiera americana, vuol dire lo 0,9% in più sui fermi e il 3,5% in più per gli spumanti sul prezzo all’importazione. E ora?
«La differenza è significativa», sostiene Denis Pantini, a capo della sezione agrifood e wine monitor di Nomisma. Qualche esempio concreto? « I rossi fermi della Toscana sono esportati ad un prezzo medio di 12 euro al litro (2024). Prima dei dazi arrivavano a destinazione a 12,06 euro, mentre ora, con l’applicazione della nuova misura, passeranno la frontiera a 14,4 euro al litro», spiega Pantini. «I rossi piemontesi passeranno da 12,96 euro a 15,56 euro al litro, i prezzi dei bianchi del Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia saliranno da 5,69 a 6,83 euro al litro e il Prosecco che, in quanto spumante già pagava un dazio del 3,5%, arriverà ad un prezzo medio di 5,54 euro al litro, rispetto ai 4,80 euro ante nuovi dazi».
Tutti esempi presi all’interno di quei vini Dop più richiesti in Usa, come anche i bianchi e rossi della Sicilia o i bianchi veneti, e cioè quei vini sui quali gli acquisti Usa pesano per oltre il 20% sul totale export.
«Ovviamente si tratta di dati non puntuali, perché ai prezzi all’export bisognerebbe aggiungere altri costi come quelli di trasporto e di assicurazione e poi applicare i dazi. In altre parole sono incrementi sottostimati, ma danno l’idea del differenziale che andrà a incidere sui prezzi dei vini italiani», afferma Pantini.
La cosa importante a questo punto sarà il comportamento del mercato: «Immagino che lungo la filiera formata da produttori, importatori, distributori e retailer si dovrà trovare un accordo per limitare l’impatto sui prezzi al consumo, magari riducendosi i margini un po’ ciascuno», suggerisce Pantini. Un aiuto potrà arrivare anche dal tasso di cambio, se il dollaro non si indebolisce rispetto all’euro. «Ma la cosa più importante« sostiene ancora Pantini « è che, la diplomazia abbia la meglio su un’ipotetica quanto scongiurabile guerra commerciale con il nostro principale partner».