E così per la prima volta una pratica agricola è diventata patrimonio culturale dell’umanità dell’Unesco. L’onore è toccato alla vite ad alberello dell’uva Zibibbo di Pantelleria, con l’approvazione unanime di 180 stati. Contenti tutti, dopo quattro anni di lavoro intenso. A cominciare dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, che ha sostenuto con convinzione la candidatura.
Senza dubbio si tratta di un grande riconoscimento alla viticoltura dell’ isola siciliana. Viticoltura eroica, affidata interamente alle mani dell’uomo e all’impegno di quel pugno di cantine che lavorano e proteggono di fatto le vigne di Pantelleria. Un’estensione ridotta a poco più di 400 ettari complessivi che è andata dimagrendo negli anni.
A Pantelleria, una cinquantina di anni fa, si contavano oltre 5 mila gli ettari coltivati a Zibibbo (o Moscato di Alessandria). Poi, la progressiva caduta di interesse per lo Zibibbo come uva da tavola, soppiantato dalla più facile conservazione di altre tipologie (uva Italia in testa) e la preferenza dell’uva passa senza vinaccioli, nata in California, hanno determinato il progressivo abbandono dei vigneti.
Ma c’è chi è rimasto sul campo è ha fatto grandi cose. E’ il caso di Donnafugata, la nota azienda della famiglia Rallo, proprietaria di 68 ettari di vigneto dove si produce il mitico vino dolce naturale Ben Rye, il Passito di Pantelleria più famoso al mondo. Importante anche la presenza delle Cantine Pellegrino, che si caratterizzano per la produzione di vini dolci liquorosi, cui si aggiunge il Passito naturale Nes, fiore all’occhiello della casa.
Oltre alle due maggiori aziende, altri più piccoli produttori. Tra questi Salvatore Murana, Case vinicole Miceli, Case di Pietra, Cantine Enopolio si riuniscono nel Consorzio volontario di tutela dei vini doc dell’isola di Pantelleria, che ha come punto di riferimento le Cantine Pellegrino. Mentre restano fuori dal Consorzio altri protagonisti, come Salvatore Mannino (con il suo Abraxas), Ferrandes, D’Ancona o ancora Carole Bouquet con il suo Passito sangue d’oro.