1,6 miliardi di brindisi in tutto il mondo, le stime UIV-Ismea

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L’articolo dal Corriere della sera, L’economia del 14-12-2020

273 milioni di bottiglie per oltre 1,6 miliardi di brindisi: cin cin con le bollicine italiane in tutto il mondo in occasione delle prossime feste. Le stime dell’ Osservatorio vino dell’Unione italiana vini (Uiv) e delI’Ismea confermano la leadership degli spumanti italiani anche nell’anno del Covid-19. Le previsioni di consumo rivelano volumi complessivi in lieve incremento, con 273 milioni di bottiglie made in Italy vendute nel mondo sotto le feste (+1,3%) di cui quasi 74 milioni solo in Italia dove però si registra una flessione del 2,3%.

«Le stime sulle vendite in Italia e all’estero in questa particolare congiuntura» dice il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti «premiano la maggior versatilità di gamma delle bollicine italiane, in grado di reagire con più elasticità alle dinamiche di mercato determinate dal lockdown e dalla conseguente impasse dei canali tradizionali del fuori casa. Occorre però ricordare come a fronte di una sostanziale tenuta dei volumi, anche i nostri sparkling stiano pagando un caro prezzo sulla partita del valore, all’estero come in Italia. Uiv ritiene quindi fondamentale monitorare un fenomeno da una parte ascrivibile al minor potere di acquisto dei consumatori e a un conseguente effetto sostituzione, dall’altra a inaccettabili condotte speculative riscontrate lungo le catene commerciali off e on line in un periodo di maggior debolezza da parte del mondo produttivo”.Bottiglie delle feste

Tenendo conto dei 3,5 milioni di bollicine estere nelle prossime feste si stapperanno in Italia complessivamente 77,1 milioni di bottiglie. Certo la pandemia ha di colpo stoppato le crescite al galoppo degli ultimi anni di questa categoria di vini.

Specie in occasione della Pasqua, uno dei due momenti principali di consumo assieme al Natale, le bollicine hanno accusato una caduta delle vendite superiore al 20%. Cosa accadrà in Italia a fine anno senza le feste in piazza e i ristoranti chiusi? Secondo Uiv-Ismea le prossime feste incideranno per il 35% sul fatturato annuale di bollicine, grazie alle vendite in Gdo e nei negozi, ciambelle di salvataggio del mercato messo in ginocchio dallo stallo del canale horeca (ristoranti, bar, catering). Si venderanno però bottiglie meno costose: no ai top di gamma, no agli champagne (che accusano un crollo delle vendite a due cifre in tutto il mondo), sì alle etichette di prezzo meno alto, ugualmente piacevoli e rigorosamente italiane: c’è grande scelta, dal Trento doc alla Franciacorta, dall’Alta Langa all’Oltrepò Pavese, dall’Asti spumante alle tante proposte da vitigni autoctoni fino al popolare Prosecco, sia nella sua più semplice versione Doc, sia in quella più pregiata della docg del Conegliano Valdobbiadene e Asolo. Stando alle stime la spesa per le bollicine dovrebbe diminuire in media del 10% e ciò determinerà una flessione di oltre il 12% del fatturato delle feste che dovrebbe quindi raggiungere i 199 milioni di euro, contro i 226 milioni del 2019.

I produttori incrociano le dita. Sono tempi duri per le bollicine simbolo della festa e dei consumi fuori casa. «Manca la convivialità che è il motore principale di questi vini. Mancano le cene aziendali, nei circoli, tra amici tipiche di questo periodo e tutto ciò pesa sul risultato di cantine come la nostra che hanno una presenza prevalente nella ristorazione, il settore che sta pagando il prezzo più alto», dice Matteo Lunelli presidente del gruppo trentino che possiede, tra l’altro, le pluridecorate Cantine Ferrari (spumanti Trento doc) e la boutique del Prosecco Bisol che avendo scelto di operare solo nel canale horeca, in particolare in Gran Bretagna , soffre come il fratello Ferrari.  «Dopo cinque anni di vento in poppa mi aspetto una chiusura dell’anno in calo di circa il 15%, ma resto ottimista, perché più siamo chiusi più crescerà la voglia di ripresa e i consumi torneranno a correre».

Luci e ombre nell’area del Prosecco, la bollicina più venduta al mondo: tra produzione Doc (460 milioni di bottiglie) e Docg si va ben oltre il mezzo miliardo di bottiglie. Se la cavano bene e anche benissimo le cantine che vendono nella grande distribuzione, bene quelle multicanale, molto meno quelle che sono legate esclusivamente al canale horeca.

«Anno difficile. Dopo la ripresa estiva, le nuove chiusure stanno penalizzando in maniera pesante il nostro canale che è fatto essenzialmente di ristoranti e winebar costretti a chiudere alle 18 e ciò si traduce in una flessione certa del nostro fatturato vicina al 30%», sottolinea Alberto Serena alla guida di Montelvini, tra le aziende di riferimento del Prosecco, con una produzione di fascia medio-alta. «La nostra è una azienda solida e io sono positivo. Non si tratta di una crisi sistemica e mi aspetto una ripresa, ma i danni di quest’anno lasceranno il segno perché molti locali chiuderanno e ci vorrà tempo per ritornare ai livelli del 2019».

C’è il sole a Villa Sandi tra i leader del Prosecco, dove il patron Giancarlo Moretti Polegato opera sui due tavoli horeca e gdo. «Il mondo del Prosecco doc si è difeso bene e i dati ufficiale al 30 novembre registrano una crescita del fatturato dello 0,7% che sale fino all’1,6% se si calcola la novità del Prosecco Rosè entrato in commercio a metà ottobre: 13 milioni di bottiglie già tutte vendute, di cui 1 milione prodotto da Villa Sandi», sottolinea Moretti Polegato che conta di finire l’anno con un segno più. «E chiaro che avevamo diverse ambizioni, ma siamo soddisfatti di chiudere in linea con lo scorso anno in un contesto così difficile».

Cambia la musica in Franciacorta, terra di spumanti metodo classico di fascia alta. «Dopo una partenza magnifica stiamo per chiudere un anno negativo con cali del fatturato che oscillano mediamente tra il 20% e il 30%» spiega Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta. «In Franciacorta ci sono molte cantine di nicchia, piccole e piccolissime che lavorano esclusivamente nel canale horeca ed è inevitabile che stiano soffrendo. La cosa positiva però è che non abbiamo nessun problema per il prodotto che rimanendo in cantina si affina di più e diventa sempre più buono».

Anna Di Martino

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