Unicredit-Nomisma Wine Monitor-Vinitaly: il nuovo indice per le regioni

Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana, Piemonte e Sicilia: ecco le cinque regioni che vantano un posizionamento competitivo sopra la media, secondo l’Agri4index Unicredit-Nomisma wine monitor-Vinitaly. L’ indice di competitività che lo scorso anno ha consacrato la filiera vinicola italiana come la più forte tra le filiere agroalimentari del Paese, torna alla carica mettendo a fuoco questa volta le singole regioni, in ogni loro caratteristica: dalla capacità produttiva alla dimensione media delle aziende, al peso export, per citare solo alcuni dei 60 parametri presi in considerazione.

Insomma una radiografia che punta a conoscere a fondo il mercato.

«Il settore vitivinicolo italiano si trova oggi ad affrontare nuove e imprevedibili sfide, come per esempio il contesto geopolitico, che ha prodotto un impatto per l’export di vino di oltre 400 milioni di euro o l’impennata dei prezzi delle commodity», dichiara Niccolò Ubertalli, responsabile UniCredit Italia. «Per questo UniCredit ha stanziato un plafond straordinario di 1 miliardo di euro per aiutare le imprese agricole a far fronte alle crescenti spese correnti. E inoltre mettiamo a disposizione del comparto il know how dei nostri specialisti per intercettare nuove traiettorie di crescita, magari su mercati ad alto potenziale come la Corea del Sud e l’Australia».

A quanto pare è grande amore tra Unicredit e il mercato vinicolo italiano. Al punto da attraversare la penisola in lungo in largo per individuare direttamente con gli imprenditori esigenze, criticità, prospettive. L’iniziativa, realizzata a braccetto con Nomisma wine monitor diretta da Denis Pantini, si è sviluppata attraverso 8 tavoli regionali e si è conclusa al Vinitaly, in apertura del più importante evento del vino italiano, mettendo in luce le esigenze più sentite dai vignaioli-imprenditori. Qualche esempio? Fermo il problema dei costi di produzione avvertito in ogni dove, in Veneto si sente la necessità di una maggiore diversificazione dell’export, in Sicilia si preme molto sulla sostenibilità a 360,a patto però che il peso della certificazione sia forte al punto da determinare un aumento del valore aziendale. In Emilia Romagna si punta su una forte identità regionale che poggi anche sull’enoturismo per potenziare l’export. In Puglia si sottolinea l’importanza che tutta la regione abbia una copertura di rete per potere parlare di transizione digitale e agricoltura di precisione, mentre  in Piemonte si richiede maggiore consulenza per le piccole imprese che rappresentano il cardine del territorio. Ancora in Lombardia si auspica una crescita della cultura aziendale più attenta al consumatore. Solo alcuni degli spunti emersi dagli incontri.

Sullo sfondo la fotografia inedita delle varie regioni. Cosa è emerso? Al di là dei dati di scenario 2021 (import cresciuto ovunque, record di export, Gdo in crescita e ripresa della ristorazione) è interessante scoprire alcune caratteristiche regionali fin qui inedite. Si scopre per esempio che in Valle d’Aosta il prezzo medio di una bottiglia di vino nella grande distribuzione è quasi il doppio della media nazionale: 12,34 euro al litro contro 5,6 euro. Anche in Liguria non si scherza: 9,85 euro di media, seguita da Trentino Alto Adige (7,9 euro), Sicilia (6,89) e Campania (6,75). La Toscana vanta il valore aggiunto sul fatturato più alto in assoluto, seguita da Campania, Sicilia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, mentre in Veneto, Liguria, Basilicata, Campania e Puglia il peso delle aziende condotte da giovani agricoltori è molto più  alto che altrove. E dove si trova  la maggiore estensione di vigneti Bio sul totale in produzione? Questa coccarda spetta a Calabria, Marche, Toscana, Sicilia e Basilicata. Va da sè che le cinque regioni fuoriclasse si ritrovano quasi sempre in prima fila in ognuno dei 60 parametri esaminati.

Anna Di Martino

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