Vino, la via dell’export. Un 2023 di investimenti

L'articolo dal Corriere della sera,  L'economia del 06.02.2023

L’articolo dal Corriere della sera, L’economia del 06.02.2023

Usa, UK e Germania: nel 2022 in calo le vendite di vino italiano nella Gdo

Veronafiere potenzia del 40% gli investimenti in promozione

Poco da stare allegri. In Usa, Gran Bretagna e Germania, ovvero nei tre principali mercati di sbocco delle esportazioni di vino italiano, lo scorso anno le vendite nella grande distribuzione organizzata e nel retail hanno registrato un pesante segno meno. Secondo i dati NielsenIQ, elaborati dall’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly, in totale nel 2022 sono stati venduti 4,9 milioni di ettolitri di vino, equivalenti a un calo del 9% rispetto al 2021, per un controvalore di 4,7 miliardi di euro pari a una flessione del 5% sul precedente esercizio.
Come si può vedere nella tabella, la caduta delle vendite non risparmia nessuno e riguarda sia i vini fermi, rossi, bianchi e rosati, sia gli spumanti. Le bollicine si salvano solo negli Usa dove si registra una lievissima flessione nei volumi (1%) compensata da un incremento del 4% in valore. La positiva performance negli Stati Uniti non salva però il risultato finale: sul fronte spumanti il totale dei tre mercati segna un meno 9% in volume, e un meno 4% in valore, per colpa in particolare dei decrementi a due cifre di UK e Germania. Scendono del 9% in volume e del 6% in valore anche le vendite dei vini fermi (3,5 milioni di ettolitri per 2,9 miliardi) , complice, anche in questo caso il pesante andamento di UK e Germania.
Le vendite in caduta libera hanno caratterizzato l’anno fino a settembre e poco o nulla ha potuto fare un quarto trimestre sicuramente migliore. Morale: sono svanite nel nulla le aspettative dell’industria vitivinicola nazionale di consolidare in quei mercati i brillanti risultati raggiunti nel
post pandemia.
E a questo punto? Chi vede il bicchiere mezzo pieno osserva che il dato finale in tutte e tre le piazze riporta le lancette al 2019, e più precisamente ai livelli di mercato conseguiti prima dell’uragano pandemia. In particolare per il comparto dei vini fermi. L’esempio più eclatante? E’ quello del Pinot grigio (Delle Venezie e altri) vale a dire il vino bianco italiano più gettonato negli
Usa: lo scorso anno ha accusato una flessione delle vendite del 3% rispetto al 2021; ma l’andamento risulta positivo dell’1% se si raffrontano con il consuntivo 2019. Il risultato si ribalta anche in Gran Bretagna: il -4% dello scorso anno si trasforma in un +2% medio rispetto alla
chiusura del 2019.
ADM-export-2023
«Le contrazioni registrate nel 2022 ci riportano ai numeri pre-Covid del comparto retail», sottolinea Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini. «In un certo senso possiamo dire che stiamo tornando a una condizione di normalità, a patto però che la domanda del “fuori casa” (ristoranti e locali, ndr) regga di fronte a una congiuntura difficile. Ciò che non è normale è invece il surplus di costi, a partire da energia e materie prime, che il settore sta scontando e che pesa ancora di più in un contesto di riduzione della domanda in un canale importante come quello della grande distribuzione». Va da sé che la voce prezzi non è secondaria. Frescobaldi non ha dubbi: «Quest’anno sarà fondamentale riuscire a non deprimere l’offerta sul fronte del valore e, oltre a presidiare i mercati di sbocco, è importante aprire alle piazze emergenti, contando sull’appoggio delle istituzioni a cominciare dall’Ice e dagli enti preposti alla crescita del made in Italy».
Maurizio Danese è il ceo di Verona-fiere: con Ice investimenti su del 40%

Maurizio Danese, Ad di Veronafiere

Presenza massiccia sulle tre piazze maggiori e sui target emergenti è il cuore di una campagna di promozione del vino italiano senza precedenti, in 9 Paesi di 3 continenti, decisa da Veronafiere.  «Abbiamo potenziato del 30-40% gli investimento all’estero che, grazie anche al supporto di Ice Agenzia, potenzieranno del 40% il numero dei buyer al prossimo Vinitaly , per arrivare al raddoppio nel 2024», rivela Maurizio Danese ad di Veronafiere.

«Stati Uniti, Germania e Regno Unito rappresentano la spina dorsale commerciale del vino italiano, con un’incidenza in valore di circa il 50% sul totale export tricolore. Siamo convinti che il settore non possa permettersi di allentare la presa sui suoi principali mercati di sbocco, che a vario titolo offrono ancora importanti margini di crescita», sostiene ancora Danese impegnato nell’importante Road show in pieno svolgimento. Dopo le recenti tappe statunitensi (Princeton, New York, Chicago), lunedì 6 febbraio Vinitaly è stata a Monaco e poi a Londra e Cardiff (8 e 9 febbraio), per chiudere in Giappone (21 febbraio) e Corea del Sud (23).

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